valjoux 7750
Tecnico

Valjoux 7750: il cronografo automatico per tutti

La storia del Calibro 7750 iniziò quando Valjoux si trovò in una situazione piuttosto difficile.

Nel 1969 Zenith-Movado introdusse il suo primo movimento cronografico automatico: El Primero e così marchi prestigiosi come Breitling, Hamilton e Heuer, Buren si unirono nel consorzio Chronomatic per creare anch’essi un movimento cronometrico in quello stesso anno.

Questo avvicendarsi di eventi mise la Valjoux, produttrice storica di movimenti, in una posizione difficile e la Società decise di affidare a Edmond Capt il compito di capire come uscire dalla situazione.

L’Azienda non solo desiderava che sviluppasse il movimento il più rapidamente possibile, ma doveva anche essere un cronografo automatico robusto, affidabile e preciso, relativamente poco costoso da realizzare e che includesse giorno e data da impostare rapidamente.

Bisogna ricordarsi inoltre che in quegli stessi anni stava per avvenire la famosa rivoluzione del quarzo che avrebbe avuto un impatto su tutta la storia dell’orologeria e quindi anche su Valjoux.

Per creare il proprio movimento cronografico automatico, Capt utilizzò il Valjoux Calibre 7733 come suo punto di partenza, un cronografo a carica manuale.

La differenza principale con i fratelli automatici cronografici sta nel fatto che il Valjoux 7750 non si basava su un sistema di ruote a colonna, ma piuttosto su leve per azionare le diverse funzioni del cronografo usando una camma a forma oblunga. Una perdita forse di bellezza nel movimento che però ne ha fatto guadagnare solidità e costi inferiori di produzione.

Nel 1973, dopo pochissimi anni dalla nascita del progetto, i primi movimenti furono consegnati ai clienti. Ma già nel 1975, complice la crisi del quarzo, le vendite di questi movimenti iniziarono a crollare e così Valjoux decise di interrompere completamente la produzione.

I dirigenti di Valjoux erano convinti che la fine dell’orologeria meccanica fosse prossima, e ordinarono la completa distruzione di tutto ciò che riguardava il Valjoux 7750. Ma il suo creatore, Edmond Capt, decise di memorizzare tutto il movimento invece che limitarsi a distruggere disegni e procedimenti e questo sarà davvero fondamentale per vedere la luce di questo orologio.

Dopo gli anni 80 e il ritorno dell’interesse per gli orologi meccanici, tornò la domanda per dei calibri cronografici ben fatti e validi che potessero essere utilizzati dalla maison svizzere.

Valjoux per evitare la bancarotta finì per essere consolidati in ETA, che divenne poi parte dello Swatch Group. Grazie quindi alla memoria storica e fisica di disegni e strumenti che Capt aveva conservato, negli anni 80 riprese la produzione di questo movimento che è davvero parte della storia dell’orologeria.

Modelli come il Chronomat di Breitling o il calendario perpetuo Da Vinci di IWC, basano il loro movimento proprio sul Valjoux 7750 che poi ha continuato ad evolversi e complicarsi. Come non citare ad esempio il 7751, che combina cronografo con un calendario perpetuo e un display a fasi lunari, oppure il 7758, in cui il contatore delle ore fa spazio alla fase lunare, sebbene la data rimanga alle 3 in punto, oppure il 7753 con i suoi contatori posizionati a 3, 6 e 9.

Con l’aumentare del diametro degli orologi, i 30 mm del 7750 non erano sufficienti per riempire in modo ampio ed elegante le casse, quindi ETA sviluppò la linea Valgranges. Ciò ha aumentato il diametro del movimento di oltre il 20 percento quindi 36,6 mm, offrendo le stesse complicazioni.

Si tratta a tutti gli effetti della spina dorsale della maggior parte dei cronografi anche moderni e per un appassionato di questo mondo non può non esserci in collezione un modello che monti l’originario o uno dei tanti derivanti del 7750…

Ciao! Mi chiamo Pietro Pannone e sono un amante del mondo dell’orologeria. Ho cominciato, come tanti, guidato dalla voglia di fare e di comprare tanti segna tempo per poi arrivare oggi ad una consapevolezza personale di cosa voglio sul polso. Qualità, movimenti interessanti ma senza disdegnare i quarzi, brand con storia o anche micro brand che hanno voglia di rinnovare e innovare il mondo dell’orologeria. Questo sono io e spero che vogliate seguire i miei post e le mie condivisioni social su questo mondo che tanto amo! Da questa passione nasce quindi “Ghiera”, un piccolo magazine che vuole raccontare questo mondo.

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