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IWC presenta il Mark XX

Il Mark 11 viene prodotto per la prima volta nel 1948 a Schaffhausen come orologio da navigazione per la Royal Air Force. Diventerà un punto di riferimento non solo in termini di funzionalità tecnica: l’essenzialità del suo design ispirerà l’estetica di tutti i moderni Pilot’s Watches IWC.

La storia del Mark 11 è indissolubilmente legata alla storia dell’aviazione, o, per essere più precisi, alla storia della navigazione. Oggi possiamo determinare la nostra posizione sulla Terra con una precisione al metro utilizzando un qualsiasi telefono cellulare. Con la moderna navigazione satellitare, è possibile farlo anche in mezzo a una foresta, in mare o nella notte più buia. Ma non è sempre stato così. Per gli equipaggi delle navi e, successivamente, degli aerei, determinare la posizione esatta ha rappresentato per molti anni una sfida enorme.

Negli anni ’30 e ’40, i piloti commerciali navigavano principalmente usando fari o volando a vista. L’esercito si basava sulla cosiddetta “navigazione stimata”: la distanza percorsa era calcolata in base alla velocità e al tempo di volo. Questo, in combinazione con la rotta seguita utilizzando una bussola, consentiva di determinare la posizione teorica. Poiché non era possibile misurare l’esatta velocità di volo e i venti laterali spingevano l’aereo fuori rotta, questa “navigazione stimata” era solo un’approssimazione della posizione reale.

Dopo la seconda guerra mondiale, la Royal Air Force(RAF) lavora intensamente allo sviluppo di nuovi sistemi di navigazione – basati ad esempio su fari o radar. All’epoca, tuttavia, i radiofari avevano un raggio d’azione di circa 300 miglia e un radar di terra non era in grado di trasmettere dati utili in mare. Per questi e altri problemi iniziali con i sistemi elettronici, i piloti dovranno continuare ad utilizzare la collaudata navigazione astronomica.

Questa procedura, utilizzata nella navigazione, serve determinare la longitudine e la latitudine in base  corpi celesti come il sole, la luna o alcune stelle fisse, e richiede un sestante e un cronometro – un orologio estremamente preciso. Questi strumenti nautici non sono adatti all’impiego nelle cabine di pilotaggio degli aerei, dove esistono condizioni e esigenze di spazio completamente diverse. Mentre un sestante adatto al volo viene sviluppato abbastanza rapidamente, la ricerca di un orologio idoneo si rivela più difficile.

I primi orologi da navigazione utilizzati dalla RAF erano in realtà abbastanza precisi, tuttavia, le loro casse di alluminio o di ottone cromato non potevano resistere né all’aria salmastra del Mare del Nord, né al clima caldo e umido dell’Asia. Gli schermi radar utilizzati per avvicinarsi al bersaglio rappresentavano un ulteriore problema. Generavano forti campi magnetici interferendo quindi con la marcia degli orologi nella cabina di pilotaggio. Tutte queste sfide hanno spinto la RAF a sviluppare un orologio da navigazione completamente nuovo.

Il risultato è il Mark 11, sviluppato dagli ingegneri di IWC nel 1948. Il “navigators wrist watch Mk. 11 – Stores Ref. 6B/346” era dotato del calibro 89 di precisione cronometrica. Altra caratteristica importante era l’efficace protezione dai campi magnetici. Poiché il materiale antimagnetico comunemente usato all’epoca era soggetto a usura, gli ingegneri IWC hanno costruito una gabbia inferro dolce, di cui il quadrante costituiva la parte superiore.

Il vetro anteriore degli orologi era dotato di una speciale protezione per mantenerlo in posizione qualora la pressione fosse scesa improvvisamente all’interno dell’abitacolo. Il quadrante ad alto contrasto con il materiale luminescente consentiva la lettura dell’ora anche di notte o in condizioni di scarsa visibilità. Il Mark 11 non è stato un punto di riferimento solo perla tecnologia utilizzata, ma anche per la sua estetica. Durante il periodo in cui è rimasto in servizio, il design dell’orologio di navigazione è stato continuamente perfezionato. Quando è stato presentato nel 1949,recava ancora scritti i numeri da “1” a “12”. I piccoli rettangoli a ore “3”, “6”, “9” e “12” erano già realizzati in materiale luminescente. Nel 1952, il numero “12” è stato sostituito dal caratteristico triangolo con un punto su entrambi i lati, che è oggi uno dei tratti distintivi dei Pilot’s Watches IWC. Per circa 15 anni, la RAF ha fornito il Mark 11 solo ai suoi migliori navigatori.

A partire dagli anni ’60, anche i piloti dell’aviazione britannica hanno avuto il privilegio di indossare questo segnatempo al polso. Il valore chela RAF attribuisce a questi orologi da navigazione è sottolineato dal fatto che solo l’Osservatorio Reale di Greenwich è autorizzato a eseguirne la manutenzione. Gli orologi sono sottoposti a un’accurata manutenzione ogni dodici mesi e vengono adattati con precisione ai movimenti di chi li indossa. Nessun altro orologio nella storia della RAF è stato sottoposto a una manutenzione più rigorosa.

Anche dopo l’introduzione di un sistema di fari senza interferenze, il Mark 11 è rimasto un importante “sistema di navigazione di riserva” in caso di problemi tecnici. Fino al suo ritiro dal servizio nel 1981, l’orologio è stato utilizzato anche da altri paesi del Commonwealth come il Sudafrica, l’Australia e la Nuova Zelanda. L’icona di Schaffhausen è entrata anche nell’aviazione civile, presso la compagnia aerea inglese BOAC (British Overseas Airways Corporation). Fino ai primi anni ’70, i piloti che attraversavano l’Oceano Indiano per recarsi in Australia calcolavano la loro posizione usando un sestante e un Mark 11.C’è un’altra storia di cui l’orologio è stato protagonista: il neozelandese Sir Edmund Hillary non è stato solo la prima persona a conquistare l’Everest; nel 1958 era alla guida della terza squadra con l’obiettivo di raggiungere il Polo Sud via terra. Per determinare la sua posizione durante la spedizione, il navigatore dell’aviazione neozelandese si era affidato al suo orologio: un Mark 11di IWC Schaffhausen.

Ciao! Mi chiamo Pietro Pannone e sono un amante del mondo dell’orologeria. Ho cominciato, come tanti, guidato dalla voglia di fare e di comprare tanti segna tempo per poi arrivare oggi ad una consapevolezza personale di cosa voglio sul polso. Qualità, movimenti interessanti ma senza disdegnare i quarzi, brand con storia o anche micro brand che hanno voglia di rinnovare e innovare il mondo dell’orologeria. Questo sono io e spero che vogliate seguire i miei post e le mie condivisioni social su questo mondo che tanto amo! Da questa passione nasce quindi “Ghiera”, un piccolo magazine che vuole raccontare questo mondo.

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