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VeriWatch: il ritorno dello skin diver italiano

Oggi vi voglio raccontare una storia, quindi mettetevi comodi e iniziate la lettura di questa news con calma. Era il 1956, quando in un laboratorio nel cuore di Bari, nasceva il marchio di orologi VeriWatch. Facciamo però un passo indietro, nel 1945 subito a ridosso del secondo conflitto mondiale, Giulio Capezzuto, all’epoca intraprendente sedicenne, inizia a lavorare come rappresentante di orologi e sveglie girando tutta la Puglia con il suo 3 ruote, il Macchi MB1. Ed è in questi anni di vendite che matura la sua voglia di fare qualcosa di personale e autentico. Maturazione che lo porterà poi nel 1956, a soli 27 anni, a creare il suo marchio di orologi. Il nome no non è legato alla voglia di dare un legame internazionale all’azienda, ma quello di ringraziare dal profondo chi lo aiuterà con un prestito a partire: Saverio, un conoscente che gli fa un prestito senza alcuna garanzia. E così apre il primo negozio e laboratorio di orologeria nel cuore pulsante della città, in via Andrea da Bari.

Qui installa due macchine per la stampa dei quadranti e per l’assemblaggio. I modelli che iniziano a creare sono splendidi in pieno rispetto dell’anima diver con supercompressor, skin diver, casse Squale e tutto ciò che in quell’epoca rappresentava l’essere al passo con i tempi e i desideri del mercato.
Nel 1961 l’attività si espande, la produzione si amplia e si rende necessario appoggiarsi a terzisti in Svizzera. Il 25 agosto 1961, Artemio Ferrario dell’Ufficio Brevetti di Roma accoglie la domanda di registrazione presentata da Giulio Capezzuto per il marchio VeriWatch. Cronografi, diver tutti Swiss Made con grande qualità, corona a vite, indici al trizio, impermeabilità fino a 200 metri: insomma tutto ciò che si può ancora oggi desiderare da un diver.


Gli Anni 70 saranno anni d’oro per i diver e VeriWatch collaborerà con Squale – che ricordo in quegli anni realizzava le casse per eccellenze svizzere del calibro di Blancpain – consacrandosi così come il marchio italiano di orologi, punto di riferimento del mondo diver.

Ancora oggi i modelli vintage VeriWatch sono cercati da collezionisti nazionali e non solo perché rappresentano un pezzo di storia italiana e del mondo dei diver in assoluto.
Nel 1973 nasce Octopus che diventerà il modello di punta del marchio VeriWatch: uno dei pochissimi diver medicali con scala pulsometrica che si consacrerà, nel panorama degli orologi subacquei dell’epoca, come un’icona. Il nome viene scelto dal figlio Pasquale – classe 1952 – in omaggio al polpo, il re dell’Adriatico barese. La figura del polpo, animale solitario e territoriale dal sorprendente quoziente intellettivo, è ricca di simbolismi tra cui quello del rinnovamento e dell’adattabilità. La dicitura Octopus, con una grafica a richiamare i tentacoli del polpo, viene riprodotta sul quadrante a fianco del nome del marchio VeriWatch. In questi anni, verranno presentati altri tre modelli sempre dedicati al mare: Delfino, Narvalo e Substar.
La produzione continua fino ai primi Anni 90, dopo di che, complice la crisi del settore dell’orologeria e della produzione di massa, l’attività di Capezzuto si arresta.
Per fortuna Alessandro Leali, imprenditore bresciano – classe 1978 – appassionato di orologi subacquei vintage, inizia ad effettuare le prime ricerche per dar vita ad un suo “progetto diver” con una scelta coraggiosa: invece che ricreare un proprio marchio da zero, ridare vita a chi già era parte della storia.

Progetti del genere sono ormai diventati la normalità all’estero, basti pensare a Nivada, Acquastar e molti altri brand che sono rinati dalle proprie ceneri grazie alla volontà imprenditoriale di ridare luce e lustro a delle vere icone dell’orologeria.
Così, nel 2021, Alessandro Leali scopre la storia tutta italiana di VeriWatch e se ne innamora tanto da contattare la famiglia di Giulio Capezzuto (scomparso nel 2008) e rilevarne la gestione del marchio allo scopo di riportarlo ai gloriosi fasti del passato dando voce e valore ad una storia senza tempo.
Ed eccoci così ai primi due esemplari di Octopus, con e senza data.L’Octopus, orologio di punta del marchio barese che ha contribuito a fare la storia dei diver
medicali.
L’Octopus, con rehaut interno con scala pulsometrica su base 30 a determinare la frequenza cardiaca espressa in battiti al minuto, nasce nel 1973 come omaggio al mare ed al polpo, una delle creature marine più intelligenti ed emblema di rinnovamento e capacità di adattamento.
Disegnato in Italia e prodotto in Svizzera, il nuovo VeriWatch Octopus propone la caratteristica cassa degli Skin Diver in voga negli Anni 60 e 70, periodo d’oro per gli orologi subacquei. Anche il quadrante, di chiara ispirazione vintage tipica di quegli anni, riprende il design del modello originale.


Sul quadrante, in contrapposizione alle linee pulite del marchio VeriWatch visibile a ore 12, si può osservare a ore 6 il logo Octopus che, qui leggermente reinterpretato, sfoggia linee sinuose ad evocare i tentacoli a “boccoli” tipici del polpo, uno dei protagonisti della Baresità.
Modifiche che però non cambiano la sostanza e la concretezza di ciò che era stato fatto, nel pieno rispetto di una storia che meritava rispetto e che con Alessandro ha trovato il giusto compromesso.

Personalmente ritengo che questo skin diver rappresenti uno degli orologi più interessanti usciti dal panorama internazionale, non solo del nostro paese. Bellezza unica, prezzo corretto, storia, al pari dei già citati ritorni di marchi storici VeriWatch è tornato per far da padrone nel mondo degli skin diver con una storia nuova tutta da scrivere.

Ciao! Mi chiamo Pietro Pannone e sono un amante del mondo dell’orologeria. Ho cominciato, come tanti, guidato dalla voglia di fare e di comprare tanti segna tempo per poi arrivare oggi ad una consapevolezza personale di cosa voglio sul polso. Qualità, movimenti interessanti ma senza disdegnare i quarzi, brand con storia o anche micro brand che hanno voglia di rinnovare e innovare il mondo dell’orologeria. Questo sono io e spero che vogliate seguire i miei post e le mie condivisioni social su questo mondo che tanto amo! Da questa passione nasce quindi “Ghiera”, un piccolo magazine che vuole raccontare questo mondo.

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